Nonostante la normativa regionale e le indicazioni ministeriali, i cacciatori di 36 squadre dell’Atc1 Savona-Levante si rifiutano di abbattere i cinghiali. Questo accade perché, a causa dell’epidemia della Peste suina africana (Psa), una volta uccisi, i cacciatori dovrebbero consegnare gli animali all’Asl2 Veterinaria per le analisi del caso.
“Tutto questo non è accettabile – affermano Marcello Grenna e Antonio Ciotta, Presidente e Direttore di Coldiretti Savona, riprendendo quanto riportato a livello regionale dal Presidente di Coldiretti Liguria, Gianluca Boeri, e dal Delegato Confederale, Bruno Rivarossa – e la situazione è ormai insostenibile: non è pensabile, a ridosso dell’apertura della stagione venatoria, ritardare ancora l’abbattimento degli ungulati. I cinghiali rappresentano il principale veicolo di diffusione della Peste suina africana (Psa), con oltre 2,3 milioni di animali che stringono d’assedio città e campagne, da Nord e Sud della Penisola. Bloccare in questo modo le operazioni che consentirebbero il contenimento dell’epidemia, limitando altresì l’invasione degli animali e i conseguenti danni alle colture della zona, causerebbe un danno enorme in termini sia economici che di sicurezza”.
La risposta di Coldiretti
La stagione di caccia è ormai alle porte: dal prossimo 2 ottobre il PRIU prevede che si potranno abbattere fino a 35.451 cinghiali, vale a dire il 180% di quanto fatto nell'ultimo anno. In virtù di ciò, all’interno della nota del 12 settembre, lo stesso Ministero della Salute – nell’ambito di un aggiornamento della situazione epidemiologica e normativa della PSA in Italia – ha caldamente invitato la nostra Regione (testualmente) ad “attuare quanto prima le misure previste dal piano integrato di eradicazione, trasmesso con nota DGSAF prot. n. 18714 del 3 agosto 2022, trasmettendo altresì alla Commissione europea l’integrazione del Piano di sorveglianza nazionale PSA 2021/2022 per quanto riguarda le misure di eradicazione in Liguria e nel limitrofo Piemonte per il 2022.
“Se i cacciatori si rifiutano in tal modo di mettere in atto gli abbattimenti, opponendosi allo svolgimento di attività fondamentali per la sicurezza di cittadini, agricoltori e allevatori della Liguria – concludono Grenna e Ciotta – rischiano di confermare l’ipotesi di interessi economici che vanno ben oltre il concetto di caccia sportiva. Le istituzioni devono prenderne atto, e comunque trovare una via alternativa per portare a termine le operazioni, anche mettendo in campo l’esercito se necessario. Il territorio deve essere tutelato e messo in sicurezza: è fondamentale che le disposizioni ministeriali vengano rispettate nell’interesse di tutta la comunità, e nessuno può arrogarsi il diritto di rallentare tali operazioni”.