Come ormai, purtroppo, noto, solo a novembre l'Italia ha vissuto sulla propria pelle ben 242 eventi estremi per il maltempo, tra bombe d’acqua, tempeste di vento, trombe d’aria e grandinate.
L’ultima in ordine di tempo è la tragedia che ha colpito Ischia sabato 26 novembre, con ingenti perdite umane e una lunga e preoccupante conta dei danni. L’ennesima conferma del cambiamento climatico in atto, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta, tra gli altri, con una più elevata frequenza di manifestazioni violente e sfasamenti stagionali.
Il rischio idrogeologico in Liguria
Fin troppo spesso finito agli onori della cronaca, anche il territorio ligure vive diversi problemi legati al rischio idrogeologico. Particolarmente fragile è il territorio del savonese, dove non di rado anche aree già colpite in passato da eventi dannosi non risultano ancora totalmente in sicurezza.
Tra le cause principali del dissesto idrogeologico – termine che indica i processi di tipo morfologico caratterizzati da azioni che generano un degrado del suolo – troviamo in prima fila attività umane quali cementificazione, deforestazione, abusivismo edilizio, abbandono dei terreni d’altura, scavo eccessivo di cave, tecniche di coltura non ecosostenibili, estrazioni di idrocarburi e di acqua dal sottosuolo, interventi invasivi e non ponderati e mancanza di manutenzione sui corsi d’acqua.
Dati alla mano
In questo scenario, nonostante il concreto e persistente rischio idrogeologico, il rapporto 2022 dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) relativo al consumo del suolo, alle dinamiche territoriali e ai servizi ecosistemici mostra come la Liguria abbia effettivamente rallentato il consumo di nuovo suolo e detenga un’alta percentuale di aree naturali.
La nostra regione, infatti, pare aver avuto incrementi inferiori ai 100 ettari, con una percentuale di suolo consumato del 7,25%. Ad abbassare la media e a mantenerla, così, entro quella nazionale – oltre che con un valore inferiore rispetto al Nord Ovest del Paese – figurano chiaramente, i comuni dell’entroterra e a caratteristica regionale a concentrare il consumo di suolo solo in determinate aree per questioni orografiche.
La provincia di Savona e le sue annose fragilità
Seppur tali premesse risultino promettenti, il territorio savonese continua tristemente a “vantare” un’importante fragilità in materia di rischio idrogeologico, sia nella parte di riviera che nell’entroterra.
Per queste ragioni, continuare a chiedere politiche ed interventi a tutela e gestione del territorio “è fondamentale per una provincia come la nostra – spiegano Marcello Grenna e Antonio Ciotta, Presidente e Direttore di Coldiretti Savona – che ancora oggi non ha messo in sicurezza i luoghi divenuti loro malgrado teatro degli ultimi disastri”.
Il rischio idrogeologico nel savonese
Ogni anno, purtroppo, l’autunno mette letteralmente sotto assedio la provincia di Savona, con pioggia, fiumi e torrenti esondati, strade allagate, frane e mareggiate.
“Come avevamo evidenziato già negli anni passati – continuano Grenna e Ciotta – ora più che mai è necessario investire in manutenzione e infrastrutture. Parliamo di veri e propri investimenti per il futuro”.
Dal problema ai tentativi di soluzione
In virtù di ciò, la realizzazione di reti per l’irrigazione, la manutenzione degli acquedotti, dei canali di scolo e degli invasi artificiali, il riordino e l’aggregazione di tutti i consorzi irrigui, privati, pubblici o misti e la manutenzione e pulizia degli alvei dei fiumi e dei torrenti risultano ancora una volta concetti imprescindibili per un piano strategico funzionale a medio-lungo termine.
Come fare?
In questo scenario, bisogna a tutti i costi “garantire che la presenza delle attività umane sui nostri territori sia sostenibile da tutti i punti di vista, per l’ambiente e per lo stesso uomo, in modo tale che tali aree non vengano abbandonate”.
Tra le altre, l’iniziativa di incentivare e favorire la salvaguardia e il corretto uso del suolo, “andrebbe approvata quanto prima – concludono il Presidente e il Direttore di Coldiretti Savona – dal momento che è indispensabile legare la tutela del suolo alla rigenerazione dell’ambiente costruito. In questo modo potremmo ripristinare la qualità del territorio e la sua permeabilità all’acqua, favorire il drenaggio nell’ambiente costruito e mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici sui nostri territori”.